venerdì 8 novembre 2013

Parmigiana semplice (ma efficace)



Osteria numero mille, la Parmigiana fa scintille.
Peccato sia un piatto laborioso (nella versione con le melanzane fritte, perché poi ci sono 100000 versioni) e non è che hai sempre voglia di esibirti nell’antica arte dello spadellamento selvaggio, dopo una giornata di lavoro, coda in tangenziale, prendi la bambina dai nonni e ricordati di passare dalla farmacia per il Nurofen. E a parte ciò sarà anche buona ma è discretamente un mattone, non è che puoi mangiarla 3 volte la settimana.
Un’amica con la quale scambio spesso ricette (eh sì, sono un uomo che cucina) mi ha suggerito questa Parmigiana Semplice. Si prepara in 10 minuti, è buonissima e potete tranquillamente mangiarla quando vi pare senza rimetterci il fegato.
Ingredienti: 1 melanzana grossa (o due piccole), 3 pomodori cuore di bue, 1 mozzarella, olio, sale, origano.
Preparazione: tagliate e alternate in una teglia le fette di melanzana, pomodoro e mozzarella. Sale, origano e un filo d’olio su tutto.
In forno a 200 gradi per mezzora.
Semplice ed efficace.
Provate e fatemi sapere.

Nel variegato e sfaccettato mondo dei boardgames, i giocatori hanno bisogno di scatole (mentali) ed etichette da appiccicarci sopra. E di fronte a un’offerta sempre più ricca, i giocatori sono diventati sempre più esigenti … e un po’ rompicoglioni. Quindi il filler per essere annoverato tale e in quella specifica scatola (mentale) stipato, non deve richiedere un setup che superi i 15 secondi, non più di 3 regole sputate e deve scatenare risate fra i giocatori entro il primo minuto di gioco. Altrimenti non è un filler e a chiamarlo filler insulti tutti gli altri titoli che invece se lo sono guadagnato. Se un party game non è immediato come Fantascatti o Dobble, non è un vero party game, o lo è con molti “se” e molti “ma”.
Non parliamo dei german games, del genere worker placement, categoria che amo ma nella quale il livello di fanatismo e percussionismo scrotale dei fedeli raggiunge livelli epici.
Si tratta di una vera e propria massoneria ludica nella quale gli adepti amano dar prova  del proprio palato fine recensendo e stroncando titoli su forum specializzati  perché "non davvero german”.
Quindi via di fucile a pompa contro quel tal gioco perché non ha mezzo chilo di token nella scatola, o perché dura meno di 3 ore e mezza, o perché non è così complesso nelle regole da poter essere accessibile solo da un Kasparov in acido. Finchè puntualmente spunta nella discussione il vero nerd dei nerd che raccoglie il dissenso popolare e si lancia in un’invettiva chilometrica attaccando le case editrici colpevoli di produrre giochi sempre più per “casual player” e rimpiangendo il sarkazzo polpettone pubblicato in Polonia 10 fa: gioco ostile, criptico, con 200 token monocromatici ricavati da gomme da masticare essiccate e pane raffermo. Eh, quello sì che era un titolo…
Ed è così che un gioco come Santiago de Cuba viene cassato. Cassato dagli amanti degli american perché “german”, e cassato dagli amanti dei german perché “non abbastanza german”.

E invece è un gran gioco! Gustoso, strategico anche se non cervellotico, piacevole, non banale, semplice ma ricco.
Un gioco che puoi gustarti con un amico, una Menabrera e un paio di grappette nelle budella, felice di impegnare la serata con un po’ di ciccia al fuoco, godendoti l’articolazione di una strategia che prevede raccolta di risorse e rottura di uova nel paniere dell’avversario.
Un gioco tra l’altro a meno di 25 euro.
Insomma: nessuno vi tocca la parmigiana con melanzane fritte e provola. Ma provate anche le gioie della Parmigiana Semplice.

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