giovedì 31 dicembre 2015

La lista dei buoni


Capodanno a casa dello strizzacervelli,  che stamattina al telefono mi ha istruito: "Tu occupati del primo e dei giochi per i bambini. Se fai le lasagne sei sicuro che piacciono a tutti", lui si occuperà del secondo e di un paio di container di altra roba che comunque avanzerà e che poi ci porteremo via nel bagagliaio della macchina, in vassoi coperti con la carta cuki.


Ultime ore del 2015, anno di baricole sul mio naso, di pressione degli occhi controllata due volte (falso positivo) perchè meglio non farselo buttare a tradimento dal glaucoma, ma anche di un felino in casa (Lamù) di un sacco di partite in notturna e successivo risveglio con 3 ore di sonno addosso che mi sembrava mi si staccasse la pelle della faccia, di mia figlia che comincia la seconda elementare e la sera prima di andare a dormire si prende un libro di Geronimo Stilton dalla mensola e mi avverte: "Io leggo non disturbarmi" (è al quarto libro).
Mi piace sempre questo momento: tornare indietro alle partite giocate, fare un bilancio delle mie serate e segnalare i giochi che mi sono piaciuti di più.
Nella prima parte del post troverete i pareri dei miei compagni al tavolo, gli amici senza i quali queste serate non sarebbero state possibili.
A fine post la mia top3, i tre giochi che si aggiudicano, per quel che vale, il mio "best of show 2015".

MELONIA
La dominatrix del filler, premia miglior gioco dell'anno DEAD OF WINTER, con largo distacco su tutti gli altri titoli invece german che le ho infilato in serate bugiarde ("E' un american, Claudia, ti giuro, praticamente parla di una famiglia di cubetti colorati, una famiglia di cubetti molto numerosa...").
Al secondo posto mette HANABI, cooperativo di carte (anche piuttosto economico, se vi andasse di provarlo) che qualche anno fa fece un gran parlare di sè, e come spesso accade già finito nel dimenticatoio.
Al tornello del bronzo, con mia grande sorpresa, premia LA ISLA, gioco minore di Feld, che avevo escluso dal suo roster di preferenze probabilmente mal interpretando il suo "ANDRE IO ODIO FELD CON TUTTO IL MIO CUORE!"

ErPROSCIUTTARO
ErPro è un personaggio borderline, genio e sregolatezza, uno che probabilmente vedrebbe solo Prinny che giocano a NetRunner, nel test delle macchie di Rorschach.
L'indecifrabile ErPro premia miglior gioco del 2015: SWISH, perchè (parole sue): "Semplice e geniale". Un filler, quindi, un bruciacervello solitario, un astratto, che si è comprato il giorno dopo averlo provato a casa mia, perchè: "non sono le tonnellate di token a fare un buon gioco"
Il resto della classifica si avvicina molto a quello di Melonia.
DEAD OF WINTER secondo miglior gioco dell'anno (non dimentichiamoci che si è seduto sulla mia testa marcescente), e LA ISLA terzo.
VIKING 
Il Vichingo mi rettifica la sua classifica su whatsapp una dozzina di volte, correggendo, precisando e cavillando, a dimostrazione che con Vodafone You&Meeple sei sempre in contatto con la tua paralisi d'analisi.

1° - THE GOLDEN AGES
Provato in colpevole ritardo, rispetto a me e a Redbairon causa trasferte di lavoro oltre oceano, ne rimane profondamente folgorato, tanto da assegnargli la coccarda più ambita.
2° -  RUSSIAN RAILROADS
Premio ergonomia per il bastardo senza alea serissimo, che concreto piazza il punto e fa il vuoto attorno a sè. Un secondo posto al marmo di carrara che mi riempie di speranza, viste le recenti cedevolezze del vichingo al lato oscuro degli american
3° - FLORENZA
Sul podio anche la seconda edizione di Florenza, un peso massimo di altissima qualità, a nostro avviso un capolavoro passato troppo in sordina.

REDBAIRON
Mi ci va  una pinza odontoiatrica per estrarre a Red i denti del giudizio occlusi

1° - THE GOLDEN AGES
Solo conferme per TGA, che prende l'oro anche dall'uomo che ha fatto dell'affermazione "Carino, ma di questo genere ce ne sono 10.000 molto più belli", il suo tormentone.
Luigi Ferrini può stappare il Berlucchi: un oro di Red è come vincere lo stesso anno il Nobel della Chimica e il premio AVN Best Male Performer
2° - DEAD OF WINTER
Il gioco degli zombie fa breccia anche su Red, che ci tiene a sottolineare: "Rispetto ai suoi competitors, Dead of Winter ha comunque una marcia in più".
3° - FLORENZA
Anche Red premia il peso massimo, il carico eccezionale, il capolavoro del Groppi. Siamo ad altissimi livelli, qui si sceglie fra i migliori.

I GIULLARI
Alberto e Valentina "The Hammer" frantumano la barriera delle +1000 partite giocate nel 2015, davanti a mostri sacri come TeOoh, Pinco11, Sava73 e Sandrino Ferruggia.
Interpellati anzi disturbati durante una partita a Twilight Struggle alle 11.00 del mattino del 31 dicembre, i martelli di Saluzzo mi scrivono:
1° - FOOD CHAIN MAGNATE
2° - TRICKERION
3° - MARCO POLO
(nella lista dei bravi ragazzi, segnalati anche Nippon, Signorie e Grand Austria Hotel)

ANDREA DADO
(ovvero: "Premio Dado Critico")

disclaimer: non si vince una fava
1°- AQUASPHERE
Quelli che hanno il mio numero di cellulare è già qualche mese che vedono campeggiare come avatar whatsapp, la foto del mio tavolo apparecchiato con tabellone e segnalini di Aquasphere (e il braccio di Red ).
Un gioco che sembra sempre sfuggirmi dalle mani, una coperta corta che è un asciugamanino da bidet, un gioco che mi tormenta come un'unghia incarnita in una scarpa di due numeri più stretta.
Bello, ricco, profondo, complicato, un german che sembra disegnato da Escher, una donna da baciare a costo di prendersi un manrovescio.
Il più bel titolo che ho giocato nel 2015.
2° - THE GOLDEN AGES
Non posso che confermare le preferenze dei soci: The Golden Ages indiscutibilmente uno dei migliori acquisti dell'anno.
Pur avendoci giocato 7-8 partite, per ragioni che mi sfuggono ma che possono essere solamente ricondotte al caso, non ho mai dedicato un post del blog a TGA (beh, ne ho parlato molto su facebook).
Rimedio con questo argento meritatissimo.
Un lungo applauso.
3° - SIGNORIE
E' da quando ne ho provato il prototipo che mi sbraccio a dire: "Raga qui siamo di fronte a una bumba".
Ci voleva Rahdo e ci volevano i suoi video, per testimoniare la bontà di questo piazzamento dadi stretto e spremi meningi.
Un titolo serio, elegante, profondo, di quelli che lasciano un buon sapore in bocca come certe grappe di pregio.
Un bronzo pieno che si è guadagnato le mie preferenze un centimetro alla volta.
Complimenti Chiarvesio e Zizzi.

Dovendone scegliere solo 3 ho per forza lasciato fuori molti titoli validi. Visto che quest'anno sul mio tavolo sono arrivate molte poche porcate e tantissimi bei titoli, vi segnalo quindi anche gli OTTIMI:
Florenza - per quanto già detto dai soci: gran capo cinghiale
Marco Polo - ottimo gioco, perfetto in ogni dettaglio, sia di meccaniche che di componentistica
Russian Railroads - per quando già detto dai soci: grandissimo german pulito ed elegante

E concludo con altri due titoli, che non potevo non menzionare, e non menzionare in maniera speciale, perchè seppur con qualche primavera sulle spalle mi hanno regalato serate bellissime.
- COSMIC ENCOUNTER
Piccolo capolavoro che trova un posto speciale nel mio cuore.
Bellissime serate e tanti ricordi divertenti.
Il mio augurio per il 2016 è che arrivino le espansioni: @Asterion io ho già il portafogli divaricato in maniera oscena, devi solo infilarci la mano
 -BATTLESTAR GALATTICA
Un gioco di paranoia, accuse reciproche e stress, che gira come un orologio svizzero pucciato nell'olio d'oliva pugliese.
Funziona maledettamente bene.

E direi che ho scritto anche troppo, per il 31 dicembre.

Mi resta solo da farvi gli auguri, per il cotechino con le lenticchie, le limonate sotto il vischio con la moglie e magari anche un fillerino di mezzanotte.
Come sempre vi ringrazio per i messaggi e per la compagnia che mi avete fatto.
Ci vediamo l'anno prossimo, gamers.

Andrea

venerdì 25 dicembre 2015

Il babbano Jonathan Livingston

Nessuna sassaiola. Non c'è vero pubblico ludibrio, soltanto, la annuso, quella disapprovazione populista verso chi farebbe meglio a impiegare il proprio tempo in qualcosa di utile, invece di starsene a giocare a 40 e passa anni.
Il biasimo non usufruisce neanche dello sconto dovuto alle circostanze attenuanti che si concedono ai passatempi retribuiti. Perchè diciamocelo: se ci guadagni qualcosa, ogni tuo peccato è guardato con molta più indulgenza.
Prendi uno che collezioni scovolini usati per grattare via le sgommate dal gabinetto.
Se semplice collezionista, il tapino verrà etichettato come sociopatico: "No ma tu lo sapevi che Gianluca colleziona spazzolini del cesso usati !?!? USATI!!! Che li conserva in un armadio avvolti uno per uno nel nylon?! No ma è completamente fuori di testa!!!?!?!"
Se però ci guadagna qualcosa: "Ma lo sai che si è inventato il Gianlu? Compra e rivende spazzolini usati del cesso! Si è inventato 'sto businness: li compra dai privati e poi li rivende su ebay. E si porta a casa 300€ puliti al mese! Hai capito il Gianlu!"
Quindi quando vengono a sapere che non solo le monetine non mi entrano magicamente in tasca dall'esterno, ma mediamente per una scatola di quelle che piacciono a me, piene di token di legno-pietra-tessuto, sono un paio di fruscianti biglietti da 20 a prendere il volo dal mio portafogli, gli occhi degli altri dardeggiano disprezzo solo perchè fulmini non son capaci.
Non raccolgo. Stoico. Non reagisco ai loro spintoni e se casco nella merda agito braccia e gambe per fare l'angelo.
Sarebbe facile render loro le carriolate di fango, visto che tutti, chi più chi meno, hanno i loro scheletri.
La verità è che vorrei cambiarli, gli altri.
Vorrei che non volassero per necessità, per riempirsi la pancia, che non giocassero con i figli "per farli star buoni" o perchè previsto nel loro contratto di genitori, ma perchè è bello farlo.
Sono il babbano Jonathan Livingston.

Giocatori si nasce, babbani si diventa, e questa è la grande sconfitta.
Cerchiamo il gioco alla stregua della tetta prima di imparare a parlare, gattoniamo per  raggiungere i giocattoli più lontani sul nostro tappeto gommato, finchè un bel giorno, molti anni dopo, impariamo che il vero sballo non è dire no alla droga ma dire: "Non ho tempo per giocare". Appena adolescenti i minuti già ci sfuggono dalle mani, ed è un percorso irreversibile: non avremo mai più tempo, abbiamo altre cose più importanti, un sacco di cose che non sto neanche qui a elencarti tutte comunque tante credimi, beato te che hai tempo, anzi ti invidio te che trovi persino il tempo di giocare.

Il babbano sa di preciso perchè non gioca: la sua vita è già fitta così, fra lavoro, guarda non parlarmi di lavoro, io precario e il mio collega invece assunto interno che non fa un beato cazzo sta tutto il giorno su youtube e a me tocca lavorare per due, fra la scuola, che mia figlia va in una scuola che ne hanno anche parlato sul giornale perchè è la scuola che dà più compiti d'Italia, e poi la nonna che ha 120 anni e non cammina non parla non sente ma rompe i coglioni e bisogna guardarla a vista come se fosse dell'Isis, e poi: bollette, macchina che fa un rumorino, spesa, condominio e quella temperacazzi del sesto che è caduta mentre scendeva in cantina e si è tagliata con un pintone del vino e ha fatto causa a tutta la scala e l'amministratore ha detto che dobbiamo mettere l'avvocato...
Il babbano non ha mai tempo. Spesso neanche voglia. Non sa di preciso di cosa, di quelle cose di quei giochi lì che fate voi, no, non provare neanche a spiegarmeli.

Babbani, o scettici, lo siamo stati tutti a diversi stadi. Per un po' non abbiamo creduto nella magia. Per questo siamo indulgenti e divulgatori. Perchè dentro ogni gamer c'è un babbano che è stato salvato.

In questi ultimi giorni del 2015 vorrei festeggiare con voi il mio salvataggio, la conversione, di 3 babbani.
I miei cognati.
Nello specifico: lui, lei e mia nipote di 13 anni (che per inciso: è una ragazzina molto molto in gamba, probabilmente più di me e della maggior parte di voi).
Non erano gamers, anzi: mia cognata era un'antigamers fondamentalista.
Ci sono volute un bel po' di partite.

Il collage che vedete nella prima foto è minima parte delle partite giocate insieme.
Quest'anno abbiamo giocato a: Biblios, Coloretto, Bang!, Finca, Costruttori del Medioevo, L’Isola Proibita, Saboteur, Tobago, Room25, Cartagena, Sushizock, Hick Hack, Carcassonne, Carcassonne Mari del sud, Fantascatti, Dooble, Hanabi, Radio Londra, Love Letter, Condottiere, Hamsterbacke, Loony Quest, What the Fake, Santiago de Cuba, 8 Minuti per un Impero, King of Tokyo, Swish, Vudù, Tuareg.
 Alcuni titoli sono stati più giocati di altri (credo che il record tocchi a Biblios, con una 30ina di partite). 
L'ultimo gioco giocato insieme è stato Elfenland.
Con Elfenland credo che abbiano percorso l'ultimo centimetro che mancava.

Del gioco, provato per la prima volta al Giocatorino 2015, qualche settimana fa, ho già spiegato a spanne le regole, e comunque potete trovarle dettagliate fra Tana e Bgg.
Aggiungo solo che la versione appena ristampata comprende anche le espansioni ElfenSea e ElfenGold, che aggiungono una seconda mappa, un sistema d'aste come si deve, segnalini incantesimo e segnalini città bonus.
Fra tutto questo: il sistema d'aste (e tutta l'espansione Elfengold) porta il gioco decisamente più su un livello da gamer.

L'ultimo centimetro dei miei babbani arriva con Elfenland.
Elfenland parla di un gruppo di giovani elfi che devono superare un'ultima prova per essere ammessi nella comunità degli adulti.
Mycroft: "Cosa diciamo delle coincidenze? Che raramente l'universo è così pigro".

Il pranzo dai suoceri si svolge come di consueto, un pranzo pugliese il cui unico scopo sembra quello di spiaggiarti sul divano a supplicare un pugno di citrosodina e un bendaggio gastrico.
Finchè arrivati ai caffè mia cognata chiede: "Che ci fai provare oggi, Andre?"
Vado a prendere lo zaino.
La partita dura un'ora. Il primo turno viene giocato con poca consapevolezza. Poi le meccaniche entrano e ognuno si prende i suoi tempi. Per pensare. Per giocare. Per vincere.
L'ultimo turno è una prova di paralisi d'analisi.

La partita si rivela decisamente impegnativa. Nessuno sembra disposto a mollare.
Alla fine vince proprio la cognata, a +1 un cubetto sul sottoscritto.
I commenti post partita si rivelano vere e proprie considerazioni sulla mappa e uno studio dei percorsi più redditizi, rispetto ai "Bel gioco" di appena un anno fa.
Faccio segno a mia moglie che potremmo quasi tornarcene a casa, che la bimba si è addormentata sul divano con i nonni.
Finchè a sorpresa mi chiedono "Non ne facciamo un'altra? Tanto domani non si lavora"
Rispondo: "Okay. Ma allora ci mettiamo dentro anche l'espansione con le aste"

E in quel preciso momento lo capisco. Sono diventati dei gamers.
Hanno percorso quell'ultimo maledetto centimetro.


Il mio augurio per le feste e per il nuovo anno, è quindi miei cari colleghi gamers, di non mollare, perchè i babbani POSSONO ESSERE SALVATI.
Siate sempre pronti, non uscite di casa sguarniti di un mazzo di carte nel marsupio, siate sempre sul pezzo, pugnaci come venditori di assicurazioni multilevel.
Non mollate e convertite gli infedeli.
Stay hanabi. Stay folish.

domenica 20 dicembre 2015

Il pavimento dell'inferno

Il neonato di 185cm va battezzato.
Mi avvalgo dell'aiuto canonico del Giullare e della Giullaressa, in pellegrinaggio a Torino per celebrare la loro 900esima partita ai board games nell'anno dominion in corso. La cerimonia pagana prevede - finalmente - il far provare al Vichingo MARCO POLO, che è riuscito a perderselo le 3 volte precedenti, causa: A-trasferta di lavoro, B-carie su molare, C-maratona divx Jean Claude Van Damme.
A lungo procrastinato dal sedicente Pane&Volpe voce narrante in questo blog, riesco finalmente a comprarlo col tempismo che mi si addice esattamente una settimana prima del Black Friday che me lo sconterebbe del 20%.
La Santabarbara di dadi viene schedulata un martedì sera al Jolly Joker, con cena frugale in loco a base di panino azzimo ripieno di animale impuro (hotdog) e grano fermentato in lattina (birra).
Con i Giullari si arriva quasi insieme al parcheggio. La Giullaressa mi sporge un pacchetto con fiocco: un libro scultura di quelli con le pagine piegate a formare una parola sul dorso.
La parola che ha intagliato è FRIENDS.

ALEA IACTA EST
In attesa del Vichingo che ci messaggia "Tardo raga!" minacciando di mandare alle ortiche l'intera missione di Marco Polo, decidiamo di mettere qualcosa nel cesto della questua.
Ravanando in cerca di spiccioli, il Giullare tira fuori Alea Iacta Est, family game di stampo dadoso per 2-5 fedeli, indipendente dalla lingua, manuale anglosassone a parte, della durata di una mezzoretta. 
Tre le zone centrali a disposizione dei giocatori per il piazzamento dadi:
-SENATUM nel quale una volta rollate verranno piazzate le "scale" (es. 4 dadi con valori 2-3-4-5). Il giocatore con la scala più alta a fine turno pesca una tessera bonus s.p.q.r.
-CASTRUM nel quale vengono piazzati gruppi di dadi con lo stesso valore (es. 3 dadi di valore 6). A fine turno i tre risultati migliori pescano una tessera Provincia.
-FORUM nel quale, partendo da sinistra, vengono posizionati i dadi col valore più basso. I dadi di valore più alto scorrono verso destra, fino a cadere nelle Latrine (guadagnando un segnalino reroll). A fine turno i dadi rimasti nel forum fanno guadagnare segnalini uomo\donna che possono poi essere accoppiati nelle Provincie dello stesso colore.
Frullatore di dadi con poco controllo e tanto gluteo ma di quelli proprio brasiliani, si rivela al piatto piacevole e spensierato, perfetto per ingannare l'arrivo del quarto al tavolo chiacchierando di come va il lavoro e ancora di board games (perchè mollare anche solo un attimo non è contemplato)
Concentro le mie rollate carpali su Castrum e Forum, ignorando caparbio il Senatus, fino a una scala servita che raccolgo proprio per non sputare in faccia alla fortuna.
Al conteggio finale, nell'insalata di natiche dell'ultimo turno, mi scopro vincitore su entrambi i Giullari, grazie proprio a una tessera Senatus pescata e sollevata come un ratto morto per la coda.
DEAD DROP
"Sono nel sottopasso" ci messaggia Vik.
Facciamo in tempo a farci due giri a Dead Drop, nella versione print & play plastificata e regalata da un goblin al Giullare Barbuto.
Giochino di memoria e deduzione, costituito da 15 carte di valore compreso fra 0 e 5 (in multicopia).
A inizio partita si pesca coperta una carta dal mazzo e la si mette da parte: scopo del gioco sarà individuarla per primi.
Distribuite le altre carte ai giocatori, nel proprio turno è possibile eseguire soltanto una delle seguenti azioni:
1-scambiare una carta nella propria mano con una di un altro giocatore
2-scambiare una carta nella propria mano con una del banco
3-scegliere e mostrare ad uno degli altri giocatori due carte della propria mano. Se il giocatore bersaglio possiede in mano una carta del valore delle due carte sommate (deve rispondere "Sì" o "No")  deve scambiarla con l'altro giocatore.
Meno peggio di tanti fratellini di identica pezzatura, ma impegnativo, che richiede molta attenzione (indispensabile seguire tutti gli scambi) e anche una buona dose di memoria.
Nota: la difficoltà è anche resa tale da un gruppo di giocatori di Halli Galli, al tavolo a fianco al nostro, e a un tintinnante campanello che nelle notti successive ho dolcemente sognato di gettare nella Voragine del Monte Fato.
"Nè più mai toccherò le sacre sponde"
Entrata biblica per il Vichingo, che separa le acque dei giocatori di Magic e vi passa in mezzo per raggiungerci.
"Allora? Dov'è?" ci chiede.

MARCO POLO
E' tutto il giorno che parliamo male di Marco Polo, nella chat whatsapp.
La proposta è arrivata da me: gliene abbiamo parlato così bene, di 'sto piazzamento dadi, al Vichingo, e lui ne ha lette di così sperticate sui forum, che oramai ha delle aspettative impossibili, praticamente per andare in pari dovrebbe uscire Jenna Jameson dalla scatola (ubriaca).
Quindi nel pomeriggio cominciamo a scrivergli che:
- è bacato, asimmetrico, mal bilanciato, e con le fustelle tagliate col coltello dei formaggi
- i token dei cammelli sembrano delle cippette
- nella scatola dei Giullari c'è omino senza piedi e un dado senza numeri
- nella scatola di Marco Polo c'è la promo per il Monopoli: "Parco della Vitoria" (errata)
- la scatola viene assemblata in africa dai bambini che si rivelano troppo scarsi per cucire i palloni
- se guardi all'inizio di Profondo Rosso, nello specchio vedi Tascini e Luciani.
Iniziamo.
Prendo il Merkator perchè ognuno ha un demone dentro al quale rendere conto, e il mio ha un'insaziabile fame di risorse. Strategia del notaio, la mia, decido di piantarmi allo scranno con piuma e calamaio e vergare contratti fino a farmi sanguinare il palmo.
Per Vik, l'unico novizio al tavolo, viene scelto il personaggio del babaluco, ossia Rashid, che non rolla i dadi ma li gira sul valore che preferisce. Il Giullare prende il Caprini, che gli permette di zompare da un'oasi all'altra (quindi viaggerà secco). Alla Giullaressa tocca Wilhelm von Rubruk, probabilmente il personaggio più difficile fra gli estratti, che deve piazzare tutte le casette del suo colore +2 nere.
Come al solito la strada dei viaggi mi sembra più faticosa, e infatti i Giullari, rimangono indietro sul percorso punti, mentre io e Vik, a spartirci i contratti, cominciamo a tritar giù punti. A Vik basta un solo turno per prendere confidenza col tabellone, e la sua abilità si rivela davvero forte (più incisiva della mia, visto che escono carte che permettono di bypassare il mercato).
Riesco comunque a prendere un piccolo vantaggio e chiudere qualche contratto che me ne fa pescare un altro. Il Giullare alza la testa dal tavolo e arriva a Bejing, dove piazza la casetta da +10 punti, e poi a Sumatra, dove comincia un personale Sumatra-Loop con le carte. La Giullaressa rimane ancora sullo zerbino con scritto SALVE SEI A ZERO.
Sono in vantaggio +2 contratti sul Vichingo, in corsa per la ricompensa di maggioranza dei 7 punti vittoria, ma comincio ad annusare che non ce la farò. Vik gioca dannatamente bene, incastrando viaggi e contratti senza sprecare come se fosse il cugino segreto di Tascini, in più mi ritrovo costretto a perdere un turno per UN solo (stramaledetto) cammello.
Al quarto turno il disastro: il Giullare mi zompa avanti d'ignoranza, così come il Vichingo, mentre la Giullaressa che ha accumulato fino a quel momento, compie SEI viaggi d'un solo botto piazzando altrettante casette.
Il pavimento mi si sgretola sotto i piedi quando Vik mi raggiunge in contratti.
E' l'ultimo turno, quello del O tutto o niente, e del Solo gli eroi e i vigliacchi tornano a casa sulle loro gambe (cit. S.K.). Dico a Vik che riuscirò a fare solo più un contratto, uno da 8 punti.
Lui mi conta le risorse in faccia.
"Io due da 7 punti ciascuno. Prendo la maggioranza e guadagno un viaggio e un altro contratto. Quindi forse +3 contratti. Ti saluto, Dado".
Ma all'ultimo turno, seppur sempre in difetto di punti vittoria, è la Giullaressa, a levare il sole al Vichingo.
"Viaggio. Ancora. Da sei. E piazzo l'ultima casetta" annuncia.
Ci fossero dei veri gamers agli altri tavoli correrebbero a vedere, a contare con noi i sacchetti di pepe e i cammelli, col timore di un errore capace di rovinare un quadro di tanta bellezza. Ma non ci sono errori, perchè la Giullaressa, o Madame Feld come la chiamo io, o "Il Martello" come la chiama Red, non è una che fa errori.
Altri SEI viaggi che le asciugano la scheda giocatore di ogni risorsa e ogni moneta, e che le fanno piazzare l'ultima casetta nera, e guadagnare tutti i punti dell'abilità del suo personaggio.
Brividi.
SHE IS PERFECT.
Alla corte dei conti vince il Vichingo, ma la vera vincitrice al tavolo è soltanto lei, e noi siamo solo tiepido contorno di cromosomi XY.
Gran bel gioco, Marco Polo, nulla da dire se non uno dei migliori titoli del 2015.

STRASBOURG
Io e i Giullari abbiamo una dipendenza da Feld ed è molto raro sederci allo stesso tavolo e non onorare il vate dell'insalata meccanica apparecchiando un suo titolo.
Paradiso dell'asta per 3-5 giocatori, del 2011, indipendente dalla lingua, della durata di una 60ina di minuti contati male.
Strasbourg si svolge in 5 round, durante i quali i giocatori dovranno partecipare a un numero inusitato di aste (45!) per conquistare posizioni chiave su un tabellone, far punti e realizzare le carte obiettivo.
L'asta è molto particolare: ogni giocatore dispone di un mazzo di carte (con valori da 1 a 6), e all'inizio di ogni turno ne pesca a sua discrezione, sulla stima degli obiettivi per i quali intende offrire.
Si tratta di un'asta molto tesa e nella quale sbagliare, perdere l'obiettivo o pescare troppo i primi turni e ritrovarsi a mani vuote negli ultimi, è molto molto facile.
Gli obiettivi non realizzati danno punti negativi, quindi decido di volare basso e tenere solo 2 delle 5 carte proposte (Vik e i Giullari ne tengono 3).
Come da copione, pesco troppo al primo turno, e mi ritrovo a corto di ossigeno già a metà partita.
Viking e i Giullari giocano bene e riescono a prendere il centro mentre io mi butto sulle briciole come un passero intirizzito d'inverno.
Le mie cattive giocate sono da manuale: perdo aste per 1 punto, vinco la maggioranza ma poi non ho le monete necessarie per piazzare il meeple, riesco persino a mal interpretare una carta obiettivo e a piazzare i meeples in maniera sbagliata.
Pessima prestazione su un altro bel gioco del boss.
Per la cronaca: vince il Giullare con ampio margine.

PICK A POLAR BEAR
Mentre al Jolly Joker rovesciano gli sgabelli sui tavoli, riusciamo ancora a fare un giro a Pick a Polar Bear, fillerino di colpo d'occhio e destrezza.
A inizio turno vengono girate 16 carte che mostrano un orso in variazioni sul tema: orso con gli occhiali da sole, orso senza una zampa, orso con scatoletta di aringhe, orso col sole \ orso con la neve....
Al via i giocatori devono raccoglierle più velocemente degli altri mettendole una sopra l'altra, prendendo solo quelle perfettamente uguali o che differiscono dalla precedente per UN solo dettaglio.
Carino, niente che faccia gridare al miracolo, ma finiamo la partita in piedi e con i giacconi sulle spalle, finchè ci sbattono fuori dal locale tagliandoci i talloni con la serranda.

L'INFERNO
Con i Giullari ci salutiamo all'esterno del locale.
Sempre una serata speciale, quando ci sono loro.
Visto che non sono neanche le 02.00 e l'indomani si lavora, col Vichingo andiamo a cercarci un chiosco.
Torino si rivela insolitamente sguarnita il martedì sera. Arriviamo fin dietro casa mia (con pausa albero per far pipì), prima di trovarne uno.
Vik prende un kebab piccante, io un wurstel e crauti con harissa che mi ricorderò per tutto il giorno dopo.
io: "Allora, Vik, 'sto Marco Polo?"
Vik: "Bello, Dado. Molto bello. Però mi aspettavo addirittura più bello. Quando senti parlare così tanto di un gioco poi non c'è proprio modo che quel gioco soddisfi le tue aspettative"
Io: "I pavimenti dell'inferno solo lastricati col nostro hype"
Vik: "E' vero. E' questo il nostro male oscuro, Dado, la nostra condanna"
Io: "Che dici, in settimana lo riproviamo con Red?"
Vik: "Non vedo l'ora, Dado, non vedo l'ora. Ma se lo rigiocassimo adesso su quel tavolino?"

lunedì 14 dicembre 2015

Bastardi senza alea

Sono il tenente Dado Raine e sto mettendo insieme una squadra speciale e mi servono i miei otto giocatori. Giocatori german. Avrete sentito di un imminente operazione ludica. Beh, noi partiremo un po' prima. Ci lanceremo dietro linee nemiche, e una volta lì, in abiti babbani, faremo una cosa e una cosa soltanto: uccidere giocatori american.

La Lupa simboleggia la cupidigia, la bramosia, e i miei occhi sono proprio quelli della cagna magra, mentre le mani scorticano attorno alle unghie, strappando via le cuticole a strisce fino alla carne viva, finchè si fanno le 21.30. Un'attesa lunga come un intero giorno senza pisciare.
RedBairon che l'ha già provato, scrive lapidario su whatsapp: "Russian Railroad giocone!" e RedBairon non spara aggettivi a cazzo, forse il Vichingo tende un pelo all'esagero, senz'ombra di dubbio il sottoscritto, più sanguigno e facile agli entusiasmi, ma Red no, Red è uno stitico cronico, uno che pesa le parole col bilancino della cocaina, e se dice giocone lui c'è poco da stare a togliere il filo di grasso dal prosciutto.
"Russian Railroad è un germanazzo!". Ecco l'altra parola che stavo aspettando. C'è un abisso tipo fossa delle Marianne fra german e germanazzo, un abisso di intenti e di buone maniere, di netiquette e di workers-placement-con-feng-shui. Nella nostra cerchia mal nutrita noi usiamo il dispregiativo come rafforzativo assoluto, per descrivere un gioco orgoglioso e strafottente in maniera coatta, che se ne frega di dover piacere a tutti, un gioco di carattere, una scatola che se solo i board games avessero un sesso sarebbe maschio alfa e si circonderebbe di un harem di scatole femmine concubine con cubetti.
Arrivano alle 21.30 puntuali come la diarrea quando hai un colloquio, Red con sottobraccio Pandemic Legacy: "Così se finiamo prima delle 02.00 gli leviamo le mutande" (ndr: il cellophane).
Io devo ancora defustellare Nippon, comprato una settimana fa e attualmente coperto da un maglione caldo e dalla gatta che è evidentemente german pure lei.
La piccola viene a schioccarci un bacio a testa, e sparisce insieme alla mamma dietro la porta scorrevole della cucina.
Metto su i caffè e comincio a spiegarlo.

Ho una parola di avvertimento per i miei aspiranti giocatori german. Quando sarete al mio comando, avrete un debito, un debito personale con me. Ogni giocatore sotto il mio comando mi dovrà portare 100 dadi D20 di 100 giocatori american. E io li voglio i miei dadi! E ciascuno di voi mi darà 100 dadi strappati a 100 giocatori american, o ci resterà secco nel farlo. 

RUSSIAN RAILROAD 
German di alta scuola per 2-4 giocatori, d'ambientazione treni e ferrovie nella vecchia unione sovietica, della durata di 120 minuti circa, a seconda dei commensali.
Piazzamento lavoratori tradizionale ed elegante, a informazione completa e con ZERO alea.
Il tabellone centrale è suddiviso in 5 aree: 1-area binari 2-area locomotive e fabbriche 3-area industrializzazione 4-area azioni ausiliarie 5-area ingegneri.
Nel proprio turno ogni giocatore dovrà piazzare i lavoratori per sviluppare sulla propria plancia le tre linee ferroviarie (Transiberiana - San Pietroburgo - Kiev), acquistare binari sempre più pregiati e locomotive con autonomia via via maggiore, avanzare nel tracciato dell'industrializzazione, assumere ingegneri con la promessa di prostitute e vodka, e risultare, in ultima battuta, imprenditori ferroviari più bravi dei propri competitors. Il gioco si avvale di un sistema progressivo di costruzione di binari sempre più redditizi in termini di punti vittoria, estremamente stretto e difficile da padroneggiare. Nel particolare i binari muovono lungo il tracciato in fila indiana , partendo sempre dal più scarso, col vincolo che il binario "dietro" non può mai raggiugere o superare quello gli sta davanti, quindi per muovere il più raro lungo il percorso (quello bianco) occorre far avanzare prima tutti gli altri. Il gioco è costituito da 7 turni (6 in 3 giocatori) alla fine di ognuno dei quali verranno conteggiati i punti sui binari raggiunti dalle locomotive, e gli avanzamenti tecnologici sviluppati.
All'ultimo turno verranno anche assegnati punti sulla maggioranza degli ingegneri e sulle carte bonus di fine partita.
Per una carrellata a colori del gioco e delle sue meccaniche, vi rimando all'ottimo video di Sgananzium.

Il gioco viene accolto come uno stinco lanciato oltre il muro di cinta di un canile. Ci buttiamo di muso sull'osso, piantando i denti, pronti a mollare la presa solo se sventrati.
La macchina a vapore, una volta avviata, si rivela stretta, c'è posto per un solo fuochista nell'angusta cabina di comando, e i tre uomini armati di pala per il carbone finiscono per darsele di santa ragione.
Red punta agli upgrade tecnologici e decide di ignorare per intero la Transiberiana, perchè ha letto sulla Tana che si può vincere senza, e a lui non piacciono le cose facili. Io controbilancio dedicandomi SOLO alla Transiberiana, rammendando lembi della tratta di San Pietroburgo con quel che avanza del gomitolo. Vik cerca la via del compromesso, forte del fatto che, conti alla mano, ultimamente sembra sia diventato lui l'uomo da battere al tavolo.

Tenente Dado Raine: Immagino che tu sappia chi siamo
American: Lei è Dado
Tenente Dado: Se hai sentito parlare di noi saprai anche che il nostro lavoro è uccidere giocatori american, che non facciamo prigionieri e che gli affari vanno a meraviglia. Ora: per come la vedo io possiamo giocarcela in due modi: o ti uccido o ti lascio andare. Che tu lasci vivo questo posto dipende unicamente da te. Nascoste, in questa città, ci sono delle ludoteche american. Se vuoi mangiare ancora hamburger e patatine fritte devi indicarmi su questa cartina dove si trovano.
American: Non può pretendere che dia informazioni che mettano a repentaglio la vita di altri american.
Tenente Dado: Beh, Americanboy, è qui che ti sbagli, io lo pretendo eccome. Voglio sapere quanti sono e dove si riuniscono per rollare i loro dadi D20.
 American: Rispettosamente rifiuto, signore
Tenente Dado [clank! clank! clank!]: Sentito? Li senti questi colpi? E' il sergente Vincenzo. Magari lo conosci meglio col suo soprannome: IL VICHINGO. Se hai sentito parlare di Dado avrai anche sentito del Vichingo.
American: Ho sentito del Vichingo
Tenente Dado: E che hai sentito?
American: Che uccide i giocatori american con una scatola
Tenente Dado: Gli spappola il cranio con un cinghiale da quattro ore ripieno di cubetti di legno. Ora Americanboy, te lo chiedo per l'ultima volta, e se tu rispettosamente rifiuti, io chiamerò il Vichingo e lui porterà qui la sua grossa scatola e comincerà a colpirti fino ad ammazzarti. 

Beati i primi, perchè i secondi pagheranno di più, e ai terzi andranno solo le traversine.
Fiutiamo subito il valore dell'iniziativa, e ci strappiamo il ruolo di primo giocatore ad ogni turno.
Il tabellone si è fatto stretto come il culo di Arpagone, ci si spintona e c'è molto nervosismo come quando sei in coda e la coda è scomposta, e cercano di sorpassarti a destra e a sinistra e tu vorresti solo un lanciafiamme.
Vik prende il monopolio delle monete e comincia a collezionare ingegneri come un serial killer molto di nicchia, io mi accaparro i lavoratori interinali e punto dritto al binario bianco sulla Transiberiana con upgrade +10, Red signore incontrastato delle tecnologie, snobba i binari ma ci sta sempre comunque 10 punti avanti, e sottolinea il distacco chiamandoci "PincoPanco e PancoPinco buoni solo col Ticket to Ride".

La sensazione è che il tabellone diventi più piccolo ad ogni turno, che si restringa come il filo di una garrota, o come una maglietta dopo un lavaggio sbagliato.
Red, in vantaggio per i primi turni, comincia a cedere caselle sul cammino di santiago al Vichingo, mentre nessuno riesce a decifrare se e quando la mia Transiberiana esploderà in una gragnuola di punti (o in un pugno di mosche).
L'ultimo turno lo giochiamo in piedi. La birra, una Leffe ambrata che fa 9 gradi sponsorizzata da Red (io avevo preso una Baladin Open white, ma Red ha insistito sull'introdurre in corpo una più alta gradazione alcolica come malus alle nostre capacità di calcolo), ristagna e riscalda sul fondo dei bicchieri.
L'ultimo turno ha il sapore di un addio con una donna amata nel silenzio della propria timidezza, con un oceano di cose non dette.
Ai conti della serva la mia Transiberiana rimane con le transenne dei lavori in corso, e porto a casa 285 punti. Red chiude a 377, convinto di avercela fatta per il rotto del colbacco. Ma il Vichingo di ferro sorpassa, chiude e pianta l'anello col simbolo della propria casata dritto nella ceralacca: 404 punti: Dasvidania, Redbairon!
Seguono 10 minuti di imbarazzanti riconteggi di Redbairon, che prima punta il dito su un segnalino  binario grigio dimenticato nel conteggio finale (si scopre subito che non è un binario ma la stagnola della Leffe), poi riconteggia avvalendosi dell'app "Calcolatrice Scientifica" sull'iphone per esser sicuro di non sbagliare, e infine mi accusa di aver guastato la partita facendogli del king making.
"Comunque siamo qui per divertirci, dai" minimizza al nono riconteggio.

Il mattino dopo, dai rispettivi uffici, arrivano i voti, virtuali, sbrizzati dagli sfottò, e sono tre "8" pieni e senza appello.
Gran bel tedesco old school, pulito, elegante, con materiali eccellenti, illustrazioni parlanti e intuitive, una scatola con 120 minuti di puro godimento german.

Tenente Dado: Voglio chiederti una cosa, Charlie. Quando tutto questo sarà finito, cosa farai?
American2: Voglio tornare a casa. E abbracciare mia madre come non l'ho mai abbracciata prima. 
Tenente Dado: Ma che bravo ragazzo. E i tuoi dadi D20?
American2: Voglio gettarli via. Li brucerò nel fuoco.
Tenente Dado: E' proprio quello che temevo di sentire. E non mi piace. Vedi Charlie, a noi, i nostri americanboy, ci piacciono con i loro dadi in mano. Ci piace riconoscerli. Fosse per me ve li incollerei nel palmo col superattack. Così ti darò una cosetta che non potrai toglierti.
Tenetelo fermo.

lunedì 7 dicembre 2015

All'improvviso uno sconosciuto

L'una di notte del giorno dopo, e seppur in arretrato di sonno, mi metto per l'ennesima volta al computer a salvare i miei ricordi, nel dettaglio il ricordo di uno sconosciuto che piomba in camera da letto, e devono andarmi a fuoco tutti i miei Feld, se invento una sola parola.
Andrea Dado

Viking deve togliersi 'sta voglia di dungeon crawling che lo tormenta come il dubbio di non aver spento il gas che sei quasi arrivato al lavoro.
"Ho un buono di 10 euro che mi scade a fine mese" ci spiega mentre Torino si allontana nello specchietto retrovisore. Nebbia, una nebbia come non si è mai vista, quella di questi giorni a Torino, roba che un complottista serio avrebbe già immortalato con lo smartphone e dato la colpa alle lavanderie cinesi (+ governo americano).

Red sul sedile posteriore sonnecchia, sfrutta l'azione RIPOSO nei venti minuti di viaggio.
Non ve l'ho detto: Red è diventato papà per la seconda volta.
"Sono in vantaggio di uno su di voi" ci ha detto mentre gli facevamo gli auguri "Oramai sono in fuga". Sempre stato troppo competitivo, il Red, e comunque io non sottovaluterei l'antica rivalità col Vichingo: l'uomo che ha fatto della paralisi d'analisi la sua virtù se adeguatamente provocato sarebbe capace di adottarne un paio di 24 anni cadauno dalla bielorussia, solo per diventare primo giocatore.

Il navigatore ci porta alla via giusta ma al civico sbagliato, e la strada è a senso unico, quindi parcheggiamo e ce la facciamo a piedi: pessima scelta considerata la temperatura che agevola il cagozzo.
Freddo che congela i moccoli e anche le imprecazioni, mi abbottono fin sotto il mento e tiro sul cappuccio, prendendo la forma  dell'Uomo Nero nella versione con la barba.
Cerchiamo il numero e lo troviamo.
Suoniamo a Chrys.
"Entrate nel cortile e poi a sinistra, c'è una porta a vetri" ci spiega dal citofono.
Il cortile, fatto a "L", è buio, ci facciamo strada con i cellulari. Troviamo due porte a vetri. La prima a naso sembra quella di una casa al pianoterra, o di un vano caldaie, la seconda è più buia e potrebbe essere anche un ripostiglio per le scope o l'entrata per i barren di IT.
Telefono a Chrys.
Lui: "Non ci credo che vi siete persi"
Io: "Siamo nel cortile. Quale delle due porte?"
Lui: "Come quale? Quella con la porta a vetri"
Io: "Ce ne sono due con la porta a vetri"
Lui: "Quella che dà sul vano scale"
Io: "Sono smerigliate, non si vede che minchia c'è dietro"
Lui: "Dai, Dado, non puoi sbagliarti, l'unica che si apre. Spingi ed entra"
Io: "Ok, ci provo".
Scelgo una delle due. Afferro la maniglia. Ed entro.

Questa sì che è una signora stronzata, Andre.
Mi ci vanno 3 secondi per realizzarlo. Il letto disfatto, due comodini con sopra della roba, un libro aperto sul letto, vestiti in giro. E una persona di spalle, al computer, con le cuffie. Non Chrys.
Hai circa 2 secondi prima che si accorga di te, Andre. Che si volti e ti veda lì fermo accanto al suo letto, e che si metta a urlare come non ha mai urlato in vita sua, un urlo di Munch davanti a un mattatoio per neonati. Solo due secondi prima che veda l'uomo vestito di nero, e gli altri due tizi guasti uguale alle sue spalle, e che pensi a quelle bande che rapinano nelle ville, che si fanno dare la combinazione della cassaforte torturando i proprietari con un ferro da stiro acceso.
Un infarto se va bene, una denuncia se va male, un colpo di pistola se va proprio a merda.

Vik e Red alle mie spalle si dileguano. I veri amici si vedono nel momento della violazione di domicilio. Io indietreggio, al rallentatore, e chiudo la porta come se fosse fatta di fragili ali di farfalla.
Resto un secondo immobile, aspettando che la spalanchi e che mi spari sulla fronte
Non succede.
La porta era l'altra.
Chrys e il cane ci accolgono. Si fa il giro turistico della casa e si aprono un po' di ante per guardare i board games. Quando i gamers vanno a casa dei gamers funziona così: si vanno a vedere le mensole, a leggere i dorsi delle scatole, si chiede "Ma dai, hai anche XXX?! E com'è?".
Siamo creature seriali.
Torniamo al tavolo, un bel tavolo grosso, che fa peccato non onorare
Chrys ha già ammonticchiato su una sedia Descent e una pila di espansioni e miniature extra.
"Scegliete i personaggi"

In macchina mezzora prima
Vik: "Dado tu farai il bardo. Io credo il solito anonimo barbaro. Tu Red il rabdomante: ruolo apparentemente inutile, fino al momento in cui ci verrà una gran sete"
Red: "Io con la mia mazza di carne punirò tutte le streghe e sorceress e amazzoni. Lascio gli zombie e le mummie a voi"
Io: "Io che notoriamente odio il fantasy farò un punk radioattivo di Fallout 3 teletrasportato in una realtà parallela, e travestito da personaggio fantasy per ingannare tutta la compagnia dei cavalieri erranti, e poi sgozzarli mentre dormono"

Descent
Classico gioco di esplorazione in dungeon, edito dalla Fantasy Fight nel 2005 e di recente rimasterizzato in una seconda edizione più snella e funzionale dalla Giochi Uniti.
Più american di Stallone con un Big Mac in mano, Descent è un Hero Quest moderno, altrettanto dadoso e fatalista, che va onorato nelle sue declinazioni serali con:
- amici balordi
- cibo adeguato
Per quanto riguarda gli amici non posso che consigliarvi il semplice test della cannuccia per capire se sono quelli adatti alla serata (chiedete all'amico bersaglio: "Ho tre cannucce e due bicchieri, la cannuccia che avanza dove me la ficco?").
Per quando riguarda il cibo il mio unico suggerimento è sbragare a calorie e grassi insaturi: un gioco di asce bipenne vibrate con inusitata ignoranza va affrontato con cubetti di mortazza, cacio a cubetti, salami cacciatorini esposti in tagliere, mandorle salate e tocchetti di pan pizza riscaldato in olio e rosmarino.
Se avete in casa solo filadelfia e tofu, non apparecchiate Descent.
Partiamo dallo scenario introduttivo. Io prendo un necromante in grado di evocare uno scheletro-pet, Vik un mago che migliora l'attacco degli alleati, Red un curatore e maestro di vita don Nascimento.
Chrys fa il master e ci spiega che il black friday c'è stato la settimana scorsa e non sono previsti sconti al tavolo.
Nella prima missione dobbiamo dragare un fiume di goblin che stanno entrando a palazzo a scorticare vive le damigelle, spalleggiati da un orcobrutto largo come un tir Scania.
Missione piuttosto semplice: i primi goblin passano, poi semplicemente carichiamo l'orcobrutto tre contro uno e lo mettiamo faccia a terra.
Mezzora scarsa e una pioggia di cubetti di mortazza che scroscia nello stomaco.
Seguiamo il percorso dell'avventura e scegliamo come prima e vera missione una festa in maschera al palazzo dell'arcimboldo (...), con una serie di invitati sotto mentite spoglie che cercano di rapire il padrone di casa.
Forti di un po' di pecunia guadagnata con lo scenario introduttivo compriamo una nuova abilità. Io ora quando evoco uno scheletro posso mandarlo in mezzo alle miniature avversarie e poi farlo detonare, con relativo danno ad area, che è un po' come se la tua insegnante delle superiori ti avesse chiesto: "Ti secca se mentre ti interrogo mi tolgo il reggiseno, che ho un ferretto che mi sta scorticando?"

Non giochiamo bene ma evidentemente la fortuna arride agli sconosciuti alla porta, quindi nonostante le poche maschere svelate e recuperate, salviamo il culo al padrone di casa e otteniamo i suoi favori e un pass per parcheggiare proprio davanti al castello.
Terza missione (seconda parte della seconda) e andiamo a svernare negli umidi sotterranei.
Non indorerò la pillola: i nostri avventurieri del crepuscolo hanno dimostrato coi fatti di essere una manica di buzzurri, poco inclini alla pianificazione e alle soluzioni di fino. Non siamo stati nè coordinati nè affiatati e ognuno ha semplicemente giocato il suo (e al piano di sopra abbiamo parecchio rischiato salvando UNA SOLA maschera alla festa).
Cerco di richiamare l'attenzione del gruppo al modus operandi del master, che come aveva promesso non gioca certo per perdere.
Riusciamo a darci una scrollata e la missione sulla velocità ce la giochiamo oggettivamente bene, coesi, rischiando poco. Pur nella condizione di chiudere lascio l'onore dell'ultima stoccata a Viking, uomo ragione della serata, che impala Lady Eliza (vampira in fuga verso una reliquia) su uno stecchino Samurai con mortazza, salame e parmigiano.

Il dopo partita dura quasi un'ora, con Red che accumula 3 segnalini stanchezza sull'avambraccio.

Ce ne torniamo alla macchina ghiacciata alle 02.00, fantasticando ancora sulla nostra violazione di domicilio.

Il ritorno a casa è un attimo. Red ronfa, e le sue mani spalmano pasta Fissan nel sonnambulismo rem.
E Vik conta tutti i pro e i contro del gioco american sul gioco german.
"Domani ringrazia Chrys per la serata Descent" si raccomanda.


E' inutile che ve lo ripeta per l'ennesima volta: io sono e resto un germanofilo, uno che, per citare il German Fighetto, nel dubbio prende risorse, e nel dubbio fra le risorse prende legno.
Ma queste sporadiche serate american a frittellare aracnidi giganti e stampare orchi al muro mi riportano indietro con la memoria, indietro negli anni, quando si era ragazzini, la magia delle missioni di esplorazione nelle cantine del proprio palazzo, armati con spade costruite con pezzi di cassette della frutta rotte, scotch ed elastici.
I bottini erano scarsi: bottiglioni di vino vuoti dimenticati di fianco alle porte delle cantine dei condomini, qualche trappola topicida NON RIMUOVERE NE' TOCCARE, poco altro.
Ecco, mentre lo scrivo mi torna in mente anche un altro dettaglio che avevo rimosso. La spada di legno ce l'avevamo tutti, più o meno sgangherata o abbellita con qualche adesivo. Ma io mi ero costruito anche le bolas. Le avevo costruite con un collant della mamma e due palline da tennis. Erano funzionali e fatte roteare a mo'di mazza sopra la testa incutevano anche un certo timore.
Poi qualcuno aveva notato che erano calze delle femmine, e la mia arma aveva perso tutta la sua credibilità.